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IV NOVEMBRE 2018: LA ALLOCUZIONE DI ANTONIO DI MARIA DAVANTI AL MONUMENTO AI CADUTI

Comunicato stampa n. del 04/11/2018

Uomini e donne delle Forze Armate, delle Forze dell'Ordine, delle Associazioni combattentistiche e d'arme, della Protezione civile e del volontariato, Autorità civili, ecclesiastiche e militari, Signori Parlamentari, Signor Consigliere regionale, Signor Prefetto,

In questo 4 novembre 2018 è con particolare commozione che celebriamo questa Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.

Infatti, sono trascorsi 100 anni dal "Comunicato della Vittoria" del Generale Diaz che comunicava, nello stesso tempo, la fine della Prima Guerra Mondiale ed il compimento dell'Unità d'Italia.

Siamo raccolti attorno al Monumento ai Caduti di Benevento, la "Vittoria alata", straordinaria opera dello scultore Morbiducci che è riuscito, con la sua arte, ad esprimere i sentimenti contrapposti di quel giorno: gioia e dolore, insieme.

L'Italia era stata conquistata, ma al prezzo di centinaia di migliaia di vite spazzate vie, di sofferenze e di sacrifici indicibili ed indescrivibili.  

La Guerra 1915 - 1918 fu l'evento bellico per la prima volta, davvero percepito come un evento nazionale tale da restare scolpito indelebilmente nella coscienza del popolo italiano.

La riprova tangibile la si ebbe nel 1921 quando un treno attraversò l'Italia per trasportare nella Capitale la bara di un soldato non identificato, il Milite Ignoto: quel viaggio, lunghissimo e straziante, fu accompagnato da un numero enorme numero di nostri connazionali, uomini e donne, fermi accanto ai binari, per rendere omaggio a quel Caduto senza nome e cognome e ricordare così anche il padre, il figlio, il fratello sacrificatisi per la Patria.

A decine di migliaia partirono da tutti gli angoli dello Stivale per i fronti aperti al Nord: tenendo presente le condizioni dell’istruzione e la stessa qualità della vita dell’Italia del tempo, molti di quei ragazzi erano assolutamente inconsapevoli dei motivi alla base del conflitto. Tra l’altro era talvolta anche difficilissimo intendersi all’interno dello stesso Reparto per via del dialetto.

Per di più, le circostanze in cui a decine di migliaia caddero nella insensata carica in campo aperto contro le mitragliatrici nemiche rendono ancora più terribili quegli eventi tragici.

Tutto questo impone a tutti noi Italiani, semplici Cittadini o rappresentanti delle Istituzioni, rendere omaggio ai Caduti, a quelle vite spezzate, a quei ragazzi che trovarono la morte in quegli anni di guerra.

Ciascuno di noi deve guardare con deferenza e rispetto questa “Vittoria alata” di Morbiducci e tutti gli altri Monumenti ai Caduti che in ogni piccolo e grande Comune del nostro Paese ricordano quelle pagine di storia.

Ciascuno di noi deve indicare ai propri figli ed giovani alle generazioni il significato ed i valori profondi che questo Monumento e tutti gli altri Monumenti ai Caduti racchiudono in sé e che sono alla base della nostra convivenza civile e il cementano la nostra Unità nazionale.

Se noi siamo qui lo dobbiamo al sacrificio di tanti sconosciuti eroi, uomini comuni, a cui fu negata la gioia di abbracciare i propri cari, amare, vivere.

Molti sono i problemi che travagliano la nostra vita quotidiana, che angustiano tante Famiglie, che rendono nera la visione del futuro per tanti nostri concittadini.

A 100 anni da quel conflitto e ad oltre 70 anni dall’altra spaventosa carneficina mondiale, il nostro Paese si trova a dover affrontare sfide legate principalmente alla competizione globale dei mercati, allo scontro con le economie più forti, alla fragilità del nostro sistema produttivo, alla debolezza del nostro sistema-Paese

I giovani purtroppo trovano lavoro solo all’estero: molti pensano che sia persino inutile cercarlo in Patria.

La desertificazione sociale e la denatalità non sono soltanto espressioni coniate da Accademici e da studiosi; ma sono concreta realtà nella quale in tanti quotidianamente si scontrano.

E’ emerso, in questi giorni, a cura di un primario Istituto di ricerca sociale, che i genitori seguono i loro figli all’estero e non solo per proteggerli, ma anche perché trovano in altri Paesi migliori condizioni di vita che in Patria.

Questa situazione, che ci preoccupa profondamente, deve mobilitare le nostre coscienze e tutto il nostro impegno: la guerra che oggi dobbiamo combattere è quella della difesa a spada tratta dei nostri piccoli centri, portatori di cultura e di storia millenarie.

Dobbiamo mettere in campo tutti gli sforzi possibili, tutto l’amore che abbiamo per la nostra terra e per le nostre comunità per creare quelle condizioni materiali ed immateriali che consentano di fermare l’esodo verso l’estero.

Vanno via dal Sannio e dall’Italia tante energie, intelligenze, capacità, potenzialità dei nostri ragazzi e ragazze, formati da Docenti e da una Scuola e da una Università, che restano pur sempre nostro straordinario patrimonio culturale e civile.

Dobbiamo dunque lottare per cancellare la perdita di quel valore aggiunto del nostro territorio.

Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figlie e a quanti un secolo fa persero la vita sul Carso e sugli altri rilievi collinari e montuosi dei fronti della Prima Guerra Mondiale.

Nel ricordo dei Caduti del 1915 – 1918 e di tutte le Guerre, rendo un sincero e sentito omaggio alle Associazioni Combattentistiche e d’arma agli Uomini e alle donne delle Forze Armate, delle Forze dell’Ordine, dello Stato, dei Vigili del Fuoco, ai Volontari tutti della Protezione Civile e alle Associazioni che ogni giorno si sacrificano al servizio della Patria qui in Italia, ma anche nel Mediterraneo e negli altri teatri di conflitto nel mondo.

A tutti Voi che ogni giorno, con il pensiero rivolto al Tricolore e all’Italia, lavorate in condizioni spesso assai difficili con professionalità e dedizione, in silenzio, senza clamori mediatici, io dico: grazie.

A tutti i Cittadini, io dico:

Viva il Sannio,

Viva l’Italia.

 

Antonio Di Maria