LE RAGIONI DEGLI AUMENTI DEI COSTI NELLA GESTIONE DEL CICLO DEI RIFIUTI
Perché, in presenza di un buon andamento della raccolta differenziata dei rifiuti nel Sannio, aumentano i costi per la gestione del ciclo?
Rispondono l’ing. Liliana Monaco e il dott. Nicolino Cardone, rispettivamente Direttore e Amministratore Unico della Samte, la Società di gestione del ciclo rifiuti della Provincia di Benevento:
«"Il paradosso dell’aumento dei costi” è dovuto alla completa assenza sul territorio sannita di tutta l’impiantistica necessaria a trattare i flussi dei rifiuti derivanti dalle raccolte separate, (frazione organica, carta, plastica, metalli): pertanto, la destinazione finale oggi avviene fuori dal territorio provinciale. Nel caso della frazione organica addirittura essa è esitata prevalentemente verso impianti del Nord e Centro Italia, con costi elevatissimi per il trasporto. Altresì manca una discarica funzionante per lo smaltimento della frazione residua derivante dal trattamento meccanico-biologico dell’impianto STIR di Casalduni del rifiuto indifferenziato: questa stessa frazione è spedita fuori regione in impianti individuati a seguito di gara pubblica (attualmente sono quelli di Ravenna della Herambiente spa).
«"Il paradosso dell’aumento dei costi” è dovuto alla completa assenza sul territorio sannita di tutta l’impiantistica necessaria a trattare i flussi dei rifiuti derivanti dalle raccolte separate, (frazione organica, carta, plastica, metalli): pertanto, la destinazione finale oggi avviene fuori dal territorio provinciale. Nel caso della frazione organica addirittura essa è esitata prevalentemente verso impianti del Nord e Centro Italia, con costi elevatissimi per il trasporto. Altresì manca una discarica funzionante per lo smaltimento della frazione residua derivante dal trattamento meccanico-biologico dell’impianto STIR di Casalduni del rifiuto indifferenziato: questa stessa frazione è spedita fuori regione in impianti individuati a seguito di gara pubblica (attualmente sono quelli di Ravenna della Herambiente spa).
Per superare tale gap infrastrutturale, sin dall’anno 2013, la Provincia, per il tramite di Samte, ha predisposto una proposta progettuale ai fini di una “ristrutturazione produttiva” dell’Impianto di Casalduni. Il fine è quello di sfruttarne al massimo le potenzialità rendendolo piattaforma polifunzionale al ciclo integrato dei rifiuti, capace di trattare, oltre al rifiuto indifferenziato residuo, la frazione organica e tutte le altre raccolte differenziate, determinando così un cospicuo abbattimento dei costi e la conseguente riduzione tariffaria a carico dell’utenza.
Il procedimento amministrativo intrapreso, per avviare tali attività, è durato circa 18 mesi: ora si è in attesa che il finanziamento di € 989.844,51 (già approvato con D.D. n.16 del 12.12.2014) sia assegnato alla Provincia, quale soggetto attuatore, al fine di procedere alla gara di appalto per i lavori di adeguamento a Casalduni. Proprio in questi giorni presso la Regione si è tenuta una riunione in cui sembra essere stato raggiunto un punto fermo in tal senso.
Inoltre: a partire dal 2014 la Provincia, a causa dei cospicui tagli finanziari subìti da parte dello Stato, non ha più potuto assegnare fondi a Samte per la gestione di n. 8 ex siti tra discariche dismesse e di stoccaggio di ecoballe ereditati dalla Gestione commissariale chiusa nel 2009. Fino al 2013 tali costi non gravavano sul cittadino.
Sempre dal 2014, la Regione Campania ha stabilito un costo di smaltimento dell’altra componente in uscita dalla STIR, la frazione secca tritovagliata, diretta verso l’impianto di termovalorizzazione di Acerra, pari ad € 70,00 a tonnellata. Negli anni precedenti tale costo era stabilito in € 20,00.
In conclusione. Il sistema è fragile e non strutturato; non esiste l’autosufficienza provinciale del servizio. A tale proposito occorre ricordare anche che in generale sulle decisioni circa la individuazione dei siti che dovrebbero accogliere impianti si innesca sempre e sistematicamente il fenomeno della sindrome cosiddetta “Nimby” (“altrove, ma non nel mio giardino”) che penalizza ulteriormente tutte quelle scelte responsabili da assumere in tal senso.
Scontiamo, oggi, tutti i disagi e costi maggiorati conseguenti a mancate decisioni del passato che hanno “prodotto” diversi ex siti dismessi da gestire (Tre Ponti di Montesarchio, Toppa Infuocata di Fragneto Monforte, Serra Pastore di San Bartolomo in Galdo, ect.) e, di converso, un completa assenza di quelli utili alle comunità.
E’ auspicabile, pertanto, che, proprio per evitare gli errori del passato, i Comuni che si costituiranno in Ente di Ambito da qui a qualche mese, in base alla legge regionale n.14/2016, superino la “sindrome” e le vecchie logiche delle mancate scelte responsabili, procedendo ad un riassetto organico delle funzioni con particolare attenzione, quindi, al segmento della impiantistica, nonché ad una ottimizzazione dei servizi di raccolta secondo piani industriali tali da restituire una economicità di servizi efficienti ed efficaci e quindi abbattere i costi ricadenti sulle comunità».